Gli amanti di Siddo (titolo originale “The Lovers”) è la versione estesa, riveduta e corretta del primo racconto che Philip José Farmer è riuscito a farsi pubblicare nel 1952. Parte del testo è stato aggiunto nel ’56 e il finale è stato cambiato nella modalità ma non nella sostanza (quindi è cambiato COME avviene qualcosa, non COSA avviene)
Questa del racconto che diventa romanzo era una pratica molto diffusa in quegli anni e in questo, come in altri casi, il prodotto finale è seriamente penalizzato dal fatto che l’autore ha imparato a scrivere negli anni intercorsi tra le due scritture. C’è una differenza abissale tra i primi capitoli che sono aggiunti a posteriori e il cuore del romanzo, al punto che un personaggio che compare solo in quei capitolo è caratterizzato infinitamente meglio di altri che invece compaiono in tutto il resto del libro.
Curioso anche evidenziare come il fatto che la sfera sessuale del protagonista di origine puritana e che entra in contatto con una sessualità soggettivamente e oggettivamente aliena, sia un po’ il cuore del romanzo, ha marchiato Farmer come un autore “zozzo”. Oggi fa ridere, leggendo questa prosa goffa e non descrittiva, pensare come potesse venire reputata titillante per un lettore degli anni ’50 e ’60. A oggi, le tette che compaiono nelle copertine delle edizioni in tutto il mondo sono la parte più erotica, ma evidentemente il concetto che la donna potesse avere un orgasmo come parte della trama era rivoluzionario a quei tempi.
Purtroppo Gli amanti di Siddo è un libro trascurabile se non per il valore storico.